lunes, 1 de febrero de 2010

Repubblica presenta Messe Solemnelle

Rossini e la messa solenne chiusa in un cassetto
"Repubblica"

Quando si è troppo avanti, a volte si rischia di non essere capiti e di dover scendere a compromessi. Di aspettare che il nostro tempo ci raggiunga, o semplicemente di andargli incontro. Al vecchio Gioachino Rossini è andata proprio così. La prima versione della Petite Messe Solennelle nasce nel 1863 per quattro solisti, otto voci di ripieno, due pianoforti e harmonium. È una Messa solenne in piena regola per l' uso integrale del testo liturgico, il numero e l' ampiezza dei pezzi musicati, la dottrina dei fugati. Ed è petite per l' organico cameristico e per il linguaggio qua lirico, là zompettante come un morceau de salon.
La prima esecuzione, il 14 marzo 1864 nella cappella privata dei conti PilletWill a Passy presso Parigi, è un trionfo. Eppure è ancora l' epoca in cui le messe, specie quelle solenni, devono avere la grande orchestra. Poi Parigi è la città dove Berlioz ha imposto il gusto pompier di masse sonore roboanti e variopinte. E in tutta Europa i compositori di musica sacra - si chiamino Liszt, Brahms o Bruckner - si dedicano all' affresco, non alla miniatura, non usano il pennellino ma il rullo. Troppo perché quella creatura bizzarra, quell' uovo quadrato non dovesse ritornare nel cesto. Rossini si rassegna. Riprende la penna e la gonfia per soli, coro e orchestra. Un organico quasi wagneriano. Ottavino, due flauti, due clarinetti, tre fagotti, quattro corni, quattro trombe, tre tromboni, oficleide (il curioso e obsoleto contrabbasso degli ottoni oggi sostituito dalla tuba), quattro arpe, timpani, archi e organo. Lo fa controvoglia. Parole sue: solo per evitare che lo faccia qualcun altro, e presumibilmente peggio. Certo: sotto la boutade c' è la sua eterna autoironia. Rossini completa la partitura al principio del 1867, la chiude nel cassetto e la dimentica lì. Morirà il 13 novembre 1868 senza ascoltarne una sola nota.
Noi la Messe Solennelle 2.0 la possiamo sentire al San Carlo sabato 6 e domenica 7 febbraio. Sul podio dell' orchestra del teatro c' è Maurizio Benini. I solisti sono il soprano Teresa Romano, il contralto Marianna Pizzolato, il tenore Mario Zeffiri e il basso Ugo Guagliardo. Il coro è preparato da Salvatore Caputo. La storia di quando quel cassetto si riapre è istruttiva. La vedova Rossini, Olympe Pélissier,è donna notoriamente parsimoniosa e calcolatrice. Vende immediatamente i diritti di esecuzione all' impresario Maurice Strakosch, curioso Barnum della musica che batte il mondo con le sue troupes d' opera. L' ordine che gli dà è uno solo. Spremere quattrini dall' ultima fatica del caro estinto. Strakosch si mette d' impegno. Il 24 febbraio 1869 la presenta al Théâtre Italien di Parigi con i solisti Gabrielle Krauss, Marietta Alboni, Ernest Nicolinie Luigi Agnesi.E poi in giro ovunque, compresa Mosca con le celebri sorelle Marchisio e la bacchetta di Anton Rubinstein, e persino nella remota Australia. Ma il destino a volte è bizzarro. Fatta di malavoglia, da un Rossini ormai stanco, la versione blockbuster tramonterà assieme alle orchestre-monstre. La Petite Messe originale, capolavoro essiccatoe futuribile che già guardaa Fauré, Satiee Stravinsky si prenderà la rivincita. Poterle conoscere entrambe e confrontare è un' esperienza interessante e fortunata. Sicuramente più gettonati in sala da concerto sono invece due caposaldi della letteratura solistica e sinfonica classica. Da non perdere se a leggerli è Daniel Harding alla guida della Mahler Chamber Orchestra: il Concerto in do maggiore K 467 per pianoforte e orchestra di Wolfgang Amadeus Mozart, affidato al solista Lars Vogt, e la Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore di Ludwig van Beethoven, l' immarcescibile Eroica. I meno giovani ricorderanno l' Andante del Concerto come tormentone strappacuore del film svedese del 1967 Elvira Madigan. Musica da filodiffusione e aeroporti suo malgrado: ma l' intero Concerto, calligrafico e vigoroso al tempo stesso, è fra i vertici assoluti del catalogo mozartiano. L' appuntamento è per lunedì 1° febbraio. -
NICOLA GALLINO

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