lunes, 31 de mayo de 2010

Concerto "El Diego"-Teatro San Carlo

El Diego - Concerto n.10
Musica d’autore per goal e orchestra
5, 6 giugno / Teatro di San Carlo
5 giugno ore 20.30 / 6 giugno ore 18.30

Concerto n. 1 per violino e orchestra di Niccolò Paganini
Litanie per la scandalosa e la magnifica - Inno a Iside di Roberto De Simone
direttore Pietro Mianiti
violino solista Edoardo Zosi
direttore del coro Salvatore Caputo
orchestra e coro del Teatro di San Carlo
voci soliste Antonella Morea e Raffaello Converso
regia video Carlo Alvino
coregia video Marco Rossano
montaggio video NFI
produzione Napoli Teatro Festival Italia
in coproduzione con Fondazione Teatro di San Carlo
PRIMA ASSOLUTA




Il calcio nel tempio della lirica: il Napoli Teatro Festival Italia, nell’anno dei mondiali, rende omaggio al più grande calciatore di tutti i tempi e alla città che lo ha eletto a suo “patrono laico”: le gesta del “pibe de oro” saranno trasmesse su un megaschermo al San Carlo, mentre la sua orchestra, in buca, esegue una cantata per grande banda e voci di un insigne compositore napoletano, Roberto De Simone.

Unico e universale, sacro e maledetto, eroe, santo e diavolo, muscoli e genio, ricci e follia. Maradona, insomma. I suoi goal hanno stupito il mondo e sciolto il sangue nelle vene di Napoli, forse perfino quello di San Gennaro, lanciando Partenope nel paradiso delle città per una volta almeno nella vita. Vederli, e rivederli, quei goal, crea un piacere che non stanca. E allora perché non unire cultura popolare e cultura alta? Così è nata l’idea del Napoli Teatro Festival Italia di portare le immagini del “Pibe de oro”, ma anche quelle della città impazzita per lui, nel tempio della musica colta, il San Carlo, e affidare alla sua orchestra il compito di eseguire una sorta di colonna sonora, scegliendo la musica di un napoletano illustre, Roberto De Simone: una cantata per grande banda e voci , centone di storia italiana, tra canti di devozione, canti politici e marce militari. Sarà quasi una “Messa di gloria” celebrata da Napoli nobilissima per il suo santo laico. I suoi “miracoli” calcistici, dunque, assurgono allo stesso valore che si dà a un quadro e a una scultura, all’Aida di Verdi o alla Tragica di Schubert. E i due esempi non sono casuali, perché Maradona, uomo del nostro tempo, è stato inferno e paradiso. «Quello che faceva con il pallone avrebbe potuto farlo con un’arancia», diceva Michel Platini, altro campione indiscusso. Ma
lo stesso Maradona aggiungeva: «Che gran calciatore sarei potuto essere senza la cocaina». Amato e odiato, a Napoli ha guadagnato il diritto di sedere accanto alla Madonna e al patrono della città. Attorno alla sua icona la nazione partenopea, senza più distinzioni di classi e ricchezze, si è genuflessa e identificata. Lo spettacolo, per giunta, affonda le radici in una tradizione nobile: nella Napoli di inizio Novecento, capitale del cinema muto italiano, ma anche della canzone, i due generi si incontravano nel buio delle prime sale, dove pianisti e orchestrine, spesso a orecchio, commentavano le immagini dello schermo. Qualcosa di simile accadrà al San Carlo, e assieme a quelle immagini scorreranno l’amarcord di una città, i trionfi e le tragedie di un campione e di un popolo, avvinti dallo stesso destino di fantasia e mediocrità, amore e violenza, raffinatezza e volgarità.

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