sábado, 1 de junio de 2013

Critica Oltrecultura sul concerto del coro femminile


La destinazione elettiva è, a nostro avviso, quella del coro e soli di voce bianca, ma le vocalità adulte sanno evidenziare una drammaticità che evoca i tempi di follia tragica in cui Britten compose Ceremony of Carols; vorremmo dire che l'opzione di voci di bambini esalta la cifra di speranza, quella di donne adulte, viceversa, di meditazione e di memoria.
Il Coro femminile del Teatro di San Carlo, a dispetto di un'età media non bassissima, ha saputo trovare, grazie alle scelte dinamiche e ritmiche di Salvatore Caputo, espressività brillanti, tanto nel brano di Rachmaninov che nell'omaggio al cinquantenario di Britten.
Le due soliste hanno evidenziato entrambe  qualità  musicali e attenzione al gesto; il soprano Giuseppina Benincasa ha mostrato voce sufficientemente chiara.Voce vellutata e brunita per il contralto Anna Rita Marchi.
Il Coro del Teatro di San Carlo sa, comunque essere convincente e pronto alle sollecitazioni del suo direttore Caputo, il quale, quando riceve su di sè il completo controllo delle interpretazioni esalta persino maggiormente quelle qualità che sanno emergere in relazione al piacere di fare musica insieme, quell'identità che si costruisce nell'entusiasmo di ogni singolo e che si consegna in forma collettiva e coesa alla visione musicale del direttore.
Alcuni tempi sono stati staccati con veemenza e hanno messo a dura prova l'agilità e la prontezza di attacco soprattutto dei contralti, ma, come si diceva, la volontà di Caputo era quella di evidenziare, sottolineare gli aspetti più energici e, in definitiva, il risultato ha premiato l'ottimo direttore.
Misurato, attento e puntuale il contributo del pianista Vincenzo Caruso.

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